Etero o omosessuali? Transgender o bisessuali? Mentre stiamo ancora tentando di categorizzare, di dire un sì o un no alle unioni civili… la realtà dei fatti sta già cambiando e i giovani sono al di là dei vecchi tabù.
Se non si è a stretto contatto con adolescenti e ragazzi under 30, basta dare un’occhiata all’hashtag #aftersex su Instagram per rendersi conto di come la sessualità delle nuove generazioni sia senza confini, promiscua e difficilmente categorizzabile in una delle due sezioni: eterosessuale o omosessuale. Non sembra opportuno nemmeno usare un altro vecchio escamotage e parlare di bisessualità, perché la faccenda è più complessa e più sfuggente del previsto. La sessualità delle nuove generazioni è “polimorfa” – per usare un termine freudiano riferito all’infanzia – oppure “fluida” – per riprendere la terminologia della psicologa e femminista americana Lisa Diamond –, ma ancora meglio è non tentare di categorizzarla affatto traendo ispirazione da ciò che Alfred Kinsey diceva già alla fine degli anni ’40 del secolo scorso: «Soltanto la mente umana inventa categorie e cerca di forzare i fatti in gabbie distinte. Il mondo vivente è un continuum in ogni suo aspetto. Prima apprenderemo questo a proposito del comportamento sessuale umano, prima arriveremo a una profonda comprensione delle realtà del sesso»
Le cose accadono, semplicemente, senza che ci sia un movimento per la libertà sessuale, senza che ci siano manifesti o tutto ciò che poteva rientrare nelle passate categorizzazioni. È dunque avvenuta un’evoluzione naturale, senza teorizzazioni, e di fatto il tradizionale rapporto sessuale uomo-donna si è dissolto in qualcosa di indistinguibile. Rapporti tra ragazzo e ragazza ci sono sempre, ma gli stessi protagonisti delle canoniche relazioni eterosessuali non disdegnano quelli dello stesso sesso, oppure i rapporti di gruppo e via dicendo.
La sessualità non ha più confini prestabiliti, chiunque va con chiunque all’insegna di un “libera tutti” che ha sdoganato i passati nascondimenti.
Quelli che rivendicano la propria identità di genere non sono questi giovani, ma i vecchi etero o i vecchi omosessuali, che ancora si scontrano sul concetto di famiglia, e in paesi retrogradi come l’Italia bisogna assistere alle pantomime sul dare o meno determinati diritti alla cosiddette famiglie arcobaleno quando la realtà è già andata oltre, ha già affermato una libertà che non ha forse più molto senso cercare di restringere.
Sembra un po’ di essere tornati alla classicità greca e romana – dove i rapporti tra persone dello stesso sesso facevano parte dei costumi della società senza che fossero tutti omosessuali – ma in realtà siamo di fronte a un fenomeno che è espressione del terzo millennio. Perché, se proprio vogliamo dare una spiegazione sociologica, queste recenti abitudini sessuali sono espressione delle nuove figure maschili e femminili, dal momento che viviamo in una società dove i ruoli si sono mescolati e spesso invertiti. La femmina-madre non è più la chioccia protettrice del focolare domestico e il maschio-padre non è più il virile lavoratore che sfama la famiglia. Le figure archetipiche, protagoniste del complesso edipico, sono esse stesse diventate qualcosa di indifferenziato, producendo altrettanta indifferenziazione sessuale nei figli. Oltretutto, questa nuova sessualità è anche espressione del relativismo dilagante, del “va bene tutto” che tanto ci contraddistingue senza aver voglia di affermazioni identitarie univoche.
Sarebbe forse il caso di arginare questo processo, riesumando Il disagio della civiltà per sostenere la creazione di determinati tabù e della conseguente rinuncia a un po’ di felicità in nome di una sicura società civile? Difficile dare una risposta, soprattutto di fronte ai fatti di Colonia, dove il terrorismo cerca di minare proprio una libertà anche sessuale che sussiste in Occidente.
Alessandra De Bianchi